Una storia lunga più di 100 anni, tra viticultura e ospitalità…
L’azienda agricola Crodi nasce il 15 aprile 1900 a Combai di Miane dalla famiglia Stefani.
In più di 100 anni l’attività si è evoluta tenendo però fede alle proprie radici e rimanendo sempre nello stesso luogo in cui è nata.
La tradizione famigliare di osti-contadini – giunta ormai alla quinta generazione – si è infatti tramandata fino ai giorni nostri completando la propria vocazione all’ospitalità con l’agriturismo: tre camere semplici e confortevoli, specchio del sentimento di accoglienza, gentilezza e semplicità che caratterizzano la famiglia Stefani e il territorio di Combai.
Nel 1980 Carla Mattiola e Diego Stefani – il “poeta contadin”, nato a Combai nel 1947 e famoso per le sue poesie in dialetto locale – decidono di sviluppare ulteriormente l’osteria trasformandola in trattoria con cucina. Una sfida vinta con successo.
Parallelamente Carla e Diego decidono di continuare a impegnarsi nella conduzione dei pochi vigneti di famiglia all’epoca ancora esistenti: piccoli appezzamenti in posizioni collinari estreme, dove la viticoltura può definirsi a ragione “eroica”.
La ricchezza d’animo, l’amore per la terra e la tenacia portano Diego a sviluppare nel tempo un progetto di viticoltura razionale e metodica, selettivo nella conduzione, con prodotti che rispecchiano e rispettano tutta la filosofia aziendale, portando negli anni l’azienda dal mezzo ettaro iniziale a cinque ettari coltivati a vigneto, ripartiti in diversi poderi.
Il vecchio sistema di allevamento delle viti a doppio capovolto viene sostituito dal metodo a guyot, che impone una bassa resa del ceppo con conseguente aumento della qualità delle uve. Anche la composizione dei vigneti è stata modificata, ripristinando per volontà di Diego i vitigni di un tempo, che rendevano complesso il vino bianco dell’epoca: Verdiso, Perera e Bianchetta, nella giusta misura, armonizzano ed esaltano il vitigno principe del territorio, il Prosecco, oggi chiamato Glera.
Scelte coraggiose, anche controcorrente, in contrasto con la tradizione del territorio, ma appaganti nei risultati finali ottenuti. Con basse rese, pochi interventi fitosanitari e soprattutto razionalità agronomica, Diego nel tempo è riuscito a creare un’isola felice dove tutta la filiera produttiva osserva i canoni di una viticoltura eco-compatibile in sintonia con le stagioni ed i ritmi della terra.
Inoltre, da qualche anno sono state messe in campo nuove avventure e nuove sfide al territorio, come per esempio quella di produrre un rosso (il 500 SLM, incrocio di Merlot e Cabernet) in terra di bianchi.